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Trento, 20 settembre 2011
Quali controlli e autorizzazioni per le aziende preposte
all’incenerimento o inumazione di animali d’affezione?

Interrogazione a risposta scritta presentata da Roberto Bombarda
consigliere provinciale dei Verdi e Democratici del Trentino

Mi sono occupato altre volte, in passato, del problema di offrire una soluzione per l’inumazione degli animali d’affezione deceduti o che il proprietario è costretto a sopprimere per grave malattia o sofferenza.

Allo stato credo che le possibilità siano assai limitate e del tutto insufficienti. O l’animale viene conferito presso la discarica di Ischia Podetti per la cremazione, o viene inumato, previo accordo con il veterinario competente, in un terreno privato oppure tumulato in piccoli cimiteri privati (e costosi).

Questi animali sono definiti “d’affezione” proprio per il particolare rapporto che si stabilisce fra il proprietario e l’animale: un rapporto che implica amore, rispetto e reciproco sostegno. Ed è del tutto naturale che quando l’animale muore il proprietario desideri un trattamento dignitoso per il cadavere.

Quanto è accaduto nei giorni scorsi al signor R.O. di Caldonazzo è veramente sconcertante. Riproduco di seguito il testo di una sua lettera-denuncia, del 14 settembre scorso, inviata anche all’Azienda sanitaria:

“Domenica sera ho dovuto far sopprimere un mio cane che aveva un tumore in bocca e aveva cominciato a perdere sangue in modo copioso.
Il cane, Kiro, era con me da 10 anni e con dolore, ho dovuto seguire il consiglio del veterinario per non farlo soffrire.
Il lunedì avevo la necessità di portare il cadavere in un luogo appropriato ed ho telefonato alle società di servizi AMNU di Pergine e Dolomiti servizi di Trento, entrambi mi hanno indicato la società VIALO di Lavis.
Il pomeriggio di lunedì mi sono recato alla Vialo e quello che ho visto è stato terrificante, indegno di una società civile come la nostra e degno solo del paese del terzo mondo più retrogrado ed insensibile verso i diritti umani.
All’entrata del capannone c’era una tramoggia che scaricava su un nastro trasportatore pezzi di carne ed ossa, con due persone che facevano un controllo o una cernita di quello che ne usciva, mi è stato detto di portare il cadavere in fondo al capannone dove è stato pesato per stabilire la tariffa che avrei dovuto pagare per il servizio.
Dietro la pesa c’era un gran tavolone pieno di pelli e pelo d’animali evidentemente scuoiati.
Ha cominciato a venirmi qualche dubbio sulla fine che avrebbe fatto il mio cane e a domanda di cosa n’avrebbero fatto del cadavere, non senza qualche esitazione, mi è stato risposto che lo avrebbero bruciato.
Sono uscito da quell’ambiente pieno di un odore nauseabondo con un blocco allo stomaco e con maggior dolore della morte stessa del cane.
Il martedì mattina ho telefonato all’USL veterinaria di Pergine per sapere se avessi potuto seppellire un cane morto munito di microchip, in campagna e mi è stato confermato che se il terreno era di proprietà, avrei potuto farlo, il pomeriggio mi sono recato alla Vialo per riprendermi il cane, ma mi è stato detto che era già stato portato a Padova per la cremazione.
La domanda che mi pongo è che se in un paese come il nostro e soprattutto in una provincia di Trento si possa avere così poca sensibilità nei riguardi delle persone, qualcuno potrebbe dirmi che in fondo si tratta solo di un cadavere d’animale, senza pensare che chi porta in quel luridume il cadavere, ha un’anima e una sensibilità e a quel cane era affezionato e ricambiato.
Mi rifiuto di credere che la gente che ama o non ama gli animali, ma che ha un minimo di sensibilità possa sopportare una situazione simile, quindi darò ampia diffusione di questa lettera perché la situazione deve cambiare, forse era sopportabile all’età della pietra.
Ci tengo a dire che ho 70 anni, non sono un bambino, faccio il volontario nella Protezione Civile, sono stato in Kosovo, in Abruzzo, in Basilicata ed in tutte le calamità degli ultimi 12 anni, ne ho viste tante di situazioni raccapriccianti, ma questa è stata la peggiore.”

Internet offre scarne informazioni sulla ditta in questione, indicata come ditta che si occupa di commercio di pellame e grasso, nella categorie di quelle che smaltiscono rifiuti industriali.

Tutto ciò premesso

interrogo il presidente della Provincia per sapere:

1.  se la ditta VIALO s.r.l. di Lavis è fornita delle necessarie autorizzazioni per lo smaltimento dei cadaveri degli animali d’affezione (cani, gatti, ecc.), consegnati da privati;

2.  se ed eventualmente quali controlli sanitari vengano svolti sull’attività in questione, al fine di garantire il corretto smaltimento dei cadaveri di animali conferiti da privati;

3.  se non ritenga opportuno separare le attività di trattamento di pellami e grasso animale da quelle di smaltimento dei cadaveri di animali d’affezione;

4.  se non ritenga opportuno sollecitare i comuni a predisporre – anche attraverso le comunità di valle – di aree controllate per l’inumazione di animali d’affezione, nei casi in cui il proprietario non preferisca l’incenerimento (o lo impongano esigenze di carattere igienico-sanitari).

Con. Roberto Bombarda

 

     

Roberto Bombarda

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BOMBARDA


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